worldwide 

EN - IT

Area Riservata

Oggi ricorre...

Nessun evento

Compleanni

Nessun evento

Social

facebook instagram twitter

worldwide 

EN - IT

Redazione

Redazione

Logo

SUORE ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO

DIREZIONE GENERALE

----------------------------------------------------------------------------

Via B. Maria De Mattias, 10 – Tel. 06/70.08.816 – Fax 06/ 77.20.88.84

00183 ROMA (Italia)

A tutte le Adoratrici del Sangue di Cristo

“Coraggio! Innalzi spesso il cuore a Dio e si fidi totalmente di Lui. Oh! Come ci ama!

(Santa Maria De Mattias - A Sr Rosa Maria Possenti)
Santa Maria De Mattias 4 febb

Prot. n.18/2022

4 febbraio 2022 –  Solennità di Santa Maria De Mattias

4 marzo 2022 – Anniversario di Fondazione dell’Istituto

Sorelle carissime,

gioia e pace nel Signore!

La memoria liturgica della nascita di Santa Maria De Mattias e l’anniversario di Fondazione del nostro Istituto sono, ogni anno, le due ricorrenze tanto care che ci permettono di rinnovare il nostro senso di appartenenza alla nostra comunità di fede e riassaporare in novità la ricchezza della nostra identità carismatica.

Stiamo vivendo un momento storico, culturale ed ecclesiale di portata unica. Il nostro è un tempo da capire: “prendere, afferrare, comprendere” per poterlo adeguatamente abitare; un tempo da amare: perché nostro, perché non c’è e non ce ne sarà, per noi, un altro e perché è un tempo dove lo Spirito Santo sta agendo nonostante le nostre difficoltà; un tempo da evangelizzare: perché a noi è stata donata, dal Divino Maestro, la perla preziosa del Regno, la parola salvifica del Vangelo.

Celebrare Santa Maria De Mattias, in questo tempo di fragilità e incertezza, è un’opportunità per rimanere in sua compagnia e lasciarci ammaestrare da Colei che ha accolto lo Spirito, Fuoco e Sangue,  lo ha custodito e condiviso andando oltre le sfide del suo tempo.  Desideriamo fermare la nostra attenzione sul suo itinerario del cuore e sul pellegrinaggio esistenziale che l’ha condotta  verso l’incontro con Gesù Cristo che ha amato, cercato e desiderato e per il quale ha offerto tutta se stessa.  Ha vissuto “con lo sguardo e il cuore fissi su Cristo Crocifisso, in pienezza, testimoniando che Dio è felicità.” (Contemplate n.4)

“Dia spesso uno sguardo al Crocifisso, e in specie alle sue SS.me Piaghe… Oh! Che amore! Che forza per comunicare a tutti una perfetta pace, la quale scaturisce dalle Piaghe amorose di Gesù. Amor tenero, Amor grande per Gesù e per salvare anime. Non si stacchi mai dalle Piaghe di Gesù e in esse studi il modo di tenere contente tutte. (A Sr Luisa Abri – Lett 1038).

Sono tante le sfide che incontriamo e che ci spingono ad immergerci con passione in una generosa attività apostolica, ma “sappiamo – come ci ricorda Papa Francesco -  che da sole non possiamo fare nulla. La dimensione contemplativa diventa indispensabile, in mezzo agli impegni più urgenti e pesanti. Più la missione ci chiama ad andare verso le periferie esistenziali, più il nostro cuore sente il bisogno intimo di essere unito a quello di Cristo, pieno di amore e di misericordia”. (Tirana - 21 settembre 2014)

Maria di Vallecorsa ha vissuto le sfide del suo tempo abitando il momento nel quale si è trovata e, con cuore desto, è rimasta in piedi, attenta, aperta, nel raccoglimento, concentrata per non disperdere la portata salvifica di ogni attimo accolto in intima unione con Dio e protesa verso gli altri.  

Ha vissuto a contatto con il proprio essere più profondo, là dove dimora la sorgente di ogni trasformazione, ma soprattutto di ogni condivisione, e ha nutrito il proprio agire per diventare, di giorno in giorno, pienamente umana, imparando come Gesù a fermarsi, a dare valore alle piccole cose e a riconoscere nel volto di coloro che incontrava, la presenza del Padre.

“Figlia mia, moriamo contente per Gesù Cristo, e per portare anime al suo Costato; gli costano Sangue. Raccomando che si trattino con somma carità e pazienza. Esse sono care al Cuore di Gesù. Spesso faccia loro ripetere il dolce nome di Gesù e Maria.” (A Vincenza Ferri – Lett. 626)

Sorelle carissime, siamo chiamate a risignificare la dimensione contemplativa della nostra vita: quella dell’esserci, semplicemente, là dove la vita ci ha portato e, con perseveranza, accogliere ogni momento senza possedere, senza controllare affinché da questo ascolto profondo possa scaturire l’armonia, la pienezza, la “vita in abbondanza” (Gv 10,10) promessa da Gesù.

 Santa Maria De Mattias, infatti, è stata una donna che ha fatto dell’ascolto il tratto irrinunciabile della sua personalità. Attraverso quest’attitudine interiore ha vissuto il suo discepolato in maniera profetica. Ha cullato in sé la Parola, tenendola al riparo del cuore, scrutandola e soprattutto lasciandola agire. Ha ascoltato. Ha compreso e acconsentito, ma ha anche fatto spazio agli altri, accogliendoli in sé e  facendo suoi i loro appelli e i loro bisogni. Ha cercato di ascoltare tutti  realmente, mutuamente, cordialmente come esercizio di accoglienza, senza preconcetti o pregiudizi, per avanzare e crescere nel dinamismo dell’amicizia e della comunione.

Aperta alle sollecitazioni della vita e consapevole della propria povertà Maria De Mattias ha cercato di prendersi cura della fragilità di ogni persona con l’atteggiamento solidale, attento e prossimo del buon samaritano. Si è posta al servizio di tutti,  apprezzando e valorizzando la bellezza e la bontà di tutte le cose (cfr CdV 16) e, accettando che la vita, in certi momenti la impoverisse, ha accolto la propria fragilità quale spazio per abbracciare e portare tutti in sé.  

Aveva scoperto che non c’è ricchezza più grande che la propria debolezza.

Dal suo esempio coraggioso e perseverante scopriamo la chiamata a  “camminare umilmente con Dio” (Mi 6,8) perché per diventare sorelle e crescere in umanità, bisogna mettersi in cammino, senza fermarsi e, abbandonando ogni sicurezza, uscire incontro a ciò che accade con gli occhi aperti e capaci di scrutare, con cuore appassionato e umile e muovere passi protese verso un oltre e un altrove, ma pronte ad andare insieme.

Come Adoratrici del Sangue di Cristo, vogliamo coltivare la sana inquietudine che ha fatto vibrare il cuore di Santa Maria De Mattias e che nasce dal carisma vivo che portiamo scritto nell’intimo della nostra identità: voler intraprendere vie nuove, aprire percorsi di annuncio e di prossimità che portino vita a tutti.

  • Mi chiedo: Sono una persona ferma o che cammina? Quale vento mi sospinge?

Il Fuoco dello Spirito ha permesso a Santa Maria De Mattias di intravedere orizzonti più grandi rendendola capace di ripensarsi in relazione a quanto accadeva, di testimoniare un impulso che la metteva in crisi e la spingeva ad osare, domandare, ricredersi, sbagliare e imparare anche dai suoi stessi errori, ma soprattutto di sperare nonostante le sfide. 

Discepola del Sangue di Cristo, con il suo agire  ha aperto porte e finestre, abbattuto muri, spezzato catene, liberato confini: questo stesso Spirito ci spinge ad osare percorsi sempre nuovi, indicandoci vie inedite, oltre noi stesse.

 


Logo



Nonostante l’incertezza di questo tempo inedito causato dalla pandemia che continua a preoccuparci, martedì 11 gennaio abbiamo celebrato presso la sede della UISG l’Assemblea annuale  della Costellazione di Roma.
È stata una gioia grande potersi ritrovare in presenza dopo tanto tempo: raccontarsi, gioire della presenza reciproca, guardarsi negli occhi e sperimentare la gioia dello stare insieme. Le opportunità in remoto, offerte dalla Costellazione e della UISG Internazionale, in questi due anni di pandemia, sono state sicuramente una benedizione, ma la presenza fa la differenza in ogni cosa. Il prodigio della fecondità dell’incontro!
Il tema scelto dal gruppo di animazione, dopo consultazione delle assembleari, ha visto tutte noi partecipanti coinvolte in un argomento di grande attualità e interesse: “Sinodalità: natura costitutiva della vita consacrata. Come conciliare servizio in autorità e fedeltà al carisma, oggi”.
Sr Tiziana Merletti sfp, canonista e consulente della UISG, ha facilitato la mattinata con una ispirante condivisione sul tema proposto e illuminando successivamente alcune considerazioni emerse del lavoro di condivisione fatto ai tavoli.
La vita consacrata, ha iniziato Sr Tiziana, è per antonomasia soggetto “sinodale” della e nella Chiesa: il criterio fondativo di questa natura costitutiva è proprio la vita in comune in quanto elemento essenziale per identificare l’essenza della discepolanza e della sequela di Gesù.
La vita fraterna ravviva la missionarietà, ma anche la consapevolezza dell’agire comune in nome di Cristo. Pertanto per loro essenza, gli Istituti di vita consacrata vivono in modo assolutamente profetico la realtà della sinodalità come dimensione della Chiesa. Nella Chiesa comunione si scopre la bellezza dell’insieme, dello stare insieme, del camminare con gli altri.
Siamo consapevoli che la sinodalità è una dimensione da conquistare continuamente, perché essa non è uno status, ma è un processo, una dinamica da rinnovare continuamente e da alimentare con altrettanti processi educativo-formativi.
Sr Tiziana ci ha ancora ricordato che l’esercizio della sinodalità è lo stile della vocazione comunionale della vita consacrata ed è una conquista faticosa in quanto, oltre ad essere una dinamica della grazia è un metodo di condivisione, partecipazione e impegno missionario. Se la sinodalità non è un principio, quanto un metodo per sperimentare nella realtà ecclesiale la reciprocità e la cura secondo lo stile della prossimità evangelica, allora bisognerà vivere la fraternità come mistica sinodale.
La via sinodale non è semplice e neppure comoda, ma ci può aiutare a crescere nello spirito del Vangelo, partendo dalla fiducia nello Spirito che guida la Chiesa, ogni comunità di fede e che agisce in tutte. Essa ci aiuta a rinunciare alla logica del potere e del dominio per aderire sempre di più alla proposta del servizio e dell’umiltà (Cfr. Mc 10,35-45). Anche se sembrerà una via lenta e poco efficiente, incapace di stare al passo con la velocità che caratterizza questo tempo e dunque inadeguata, la sinodalità è generativa perché sviluppa la partecipazione e la corresponsabilità dei membri.
Sinodalità è camminare insieme avendo a cuore la stessa meta: la Trinità, ponendo particolare attenzione al lavoro personale dentro un processo di continua trasformazione, affrontando dentro le sfide, coltivando rapporti fraterni al cambiamento e accordandosi sulle regole da rispettare.
La fraternità e la sinodalità si richiamano perciò vicendevolmente e sono intimamente connesse.
Sr Tiziana dopo aver delineato alcune caratteristiche della sorella chiamata al servizio in autorità sinodale, ha sottolineato che il percorso sinodale è un metodo da imparare. La vita consacrata sta vivendo un tempo di profonde trasformazioni e, dopo molti secoli di storia, segnata da altri modelli, siamo chiamate a riappropriarci di quello stile di corresponsabilità che caratterizzava la comunità apostolica. Siamo consapevoli che c’è una fatica iniziale da mettere in conto, un caos da attraversare per avviare quei processi che ci consentiranno di imparare e – progressivamente – assumere quello stile. È il segno di una comunità che ci prova, che inizia, che si mette in cammino … il resto verrà perché la strada, se ci si mette in cammino, “si apre passo dopo passo“.

Sr Nadia Coppa, ASC



IMG 8952
Mercoledì, 05 Gennaio 2022 11:22

La Potenza dell'Ascolto

Lo scorso 18 novembre presso la sede nazionale dell’Usmi (Unione Superiore Maggiori d’Italia) a via Zanardelli a Roma,  suor Emma Zordan, con la sua testimonianza  ha arricchito il percorso di formazione delle “novizie” – una quarantina quelle presenti nell’aula magna dell’istituto, tante altre collegate da remoto. Da oltre sette anni Sr Emma  presta servizio di volontariato nel carcere romano, animando un laboratorio di scrittura creativa. La religiosa ha raccontato tutto il percorso che l’ha condotta a Rebibbia. Le sue inquietudini, il coraggio e la forza ritrovati dopo aver varcato il cancello del carcere e i tanti che si sono aperti e richiusi prima che arrivasse alla sezione penale, quella dove avrebbe svolto la sua attività di volontaria. Lo scorso 18 novembre presso la sede nazionale dell’Usmi (Unione Superiore Maggiori d’Italia) a via Zanardelli a Roma,  suor Emma Zordan, con la sua testimonianza  ha arricchito il percorso di formazione delle “novizie” – una quarantina quelle presenti nell’aula magna dell’istituto, tante altre collegate da remoto. Da oltre sette anni Sr Emma  presta servizio di volontariato nel carcere romano, animando un laboratorio di scrittura creativa. La religiosa ha raccontato tutto il percorso che l’ha condotta a Rebibbia. Le sue inquietudini, il coraggio e la forza ritrovati dopo aver varcato il cancello del carcere e i tanti che si sono aperti e richiusi prima che arrivasse alla sezione penale, quella dove avrebbe svolto la sua attività di volontaria. Da alcuni anni vive a Latina dove è responsabile della comunità “san Gaspare” di 29 suore anziane, ma ogni sabato mattina alle otto, immancabilmente, è lì, a Rebibbia, con i pacchi per i suoi amici detenuti. Lo dice apertamente alle consorelle che l’ascoltano attente: “Quella è ora la mia famiglia!”. E in effetti è amica, madre e sorella per tanti detenuti. Anche un piccolo suo gesto, come “portare le caramelle” ha per loro un grande significato. È come una carezza dell’anima. Lo conferma l’altro protagonista dell’incontro all’Usmi: Carmine C., detenuto in regime di semilibertà dopo 16 anni scontati in vari istituti di pena. È stato tra i primi ad incontrare la religiosa “volontaria” a Rebibbia e a collaborare con lei. Proprio il confronto tra i due, a volte intenso, altre volte scherzoso, ha consentito di “far vivere” ai presenti la durezza della vita carceraria e quanto sia importante la presenza di una persona che “da fuori” sappia portare ascolto, affetto, attenzione, speranza. Lo strumento di questo percorso è stato il “laboratorio di scrittura creativa”. Nel suo intervento la religiosa ha ripercorso le tappe di questi anni di lavoro, ricordando i titoli dei libri che hanno raccolto le testimonianze dei detenuti. Fino ad arrivare all’ultima fatica: la presentazione del libro “Non tutti sanno…La voce dei detenuti di Rebibbia” che è stata l’altra ragione dell’incontro. Lo strumento di questo percorso è stato il “laboratorio di scrittura creativa”. Nel suo intervento la religiosa ha ripercorso le tappe di questi anni di lavoro, ricordando i titoli dei libri che hanno raccolto le testimonianze dei detenuti. Fino ad arrivare all’ultima fatica: la presentazione del libro “Non tutti sanno…La voce dei detenuti di Rebibbia” che è stata l’altra ragione dell’incontro. Il volume propone alcune testimonianze dei carcerati sulla speranza, raccolte prima e durante la pandemia. La ragione di questa scelta la spiega il giornalista Roberto Monteforte che ha collaborato con suor Emma alla realizzazione del libro: “Le testimonianze sono proposte a chi è fuori le sbarre, alle persone comuni che si considerano “libere” e che, invece, troppo spesso sono prigioniere dei loro pregiudizi che le rendono incapaci di accogliere”. Su questo punto interviene anche l’avvocato Antonella Pacifico, coinvolta anche lei da suor Emma nel progetto “laboratorio di scrittura in carcere”. Lo fa ricordando la “paura del dopo” espressa da tanti detenuti. “A preoccupare è la violenza che c’è fuori dal carcere, fatta di pregiudizio e prevenzione. Così la pena non si finisce mai di scontarla perché – lo sottolinea citando passi di una testimonianza del libro – lo stigma del carcerato è impresso come un marchio a fuoco indelebile sulla pelle”. Perché la pena non deve avere fine? Perché a pagare devono essere anche le famiglie innocenti di chi la sta scontando? Come si affronta il dopo? Una volta fuori, cosa sarà il reinserimento sociale del detenuto? Il tema si presenta in ogni parte del mondo e coinvolge le “novizie” giunte a Roma da tutti i continenti. La testimonianza forte è l’appello lanciato da suor Emma. “Siamo troppo poche. Venite anche voi a dare testimonianza di fede nel servizio ai carcerati”. “Quante corone del Rosario mi chiedono! – aggiunge la religiosa - E io li invito a recitare il Padre Nostro”.  Perché si può evangelizzare anche in questo modo: offrendo ascolto e amicizia. La testimonianza di Carmine commuove. Racconta del suo dialogo nelle notti di solitudine in cella con il Crocifisso. “Lo prego, ci parlo, mi confido, ci litigo…”.  Suor Rosanna Costantini responsabile dell’area formativa dell’Usmi lo aveva già sottolineato all’apertura dell’incontro: la missione oggi è offrire testimonianza nella vita concreta, nell’amore per gli ultimi, “Come ci ha insegnato Papa Francesco che ha celebrato la sua prima Coena Domini non in Vaticano, ma nel carcere minorile di Casal di Marmo lavando i piedi ai ragazzi detenuti. Questa è la Chiesa in uscita al servizio degli scartati!”. C’è chi ha assicurato che chiederà alla madre generale della propria Congregazione la possibilità di seguire la strada indicata da suor Emma. Ecco quando una testimonianza arriva al cuore! Verrebbe da dire un obiettivo è stato raggiunto. Ma resta quello più difficile: arrivare al cuore di chi è abituato a giudicare senza compassione e aiutarlo a scoprire la fraternità. Anche verso i fratelli delle carceri. È proprio l’obiettivo del volume “Non tutti sanno…”. Aiutare a capire e a sapere per essere tutti più umani.
Roberto Monteforte
Lunedì, 03 Gennaio 2022 11:28

Ben-essere a scuola

Nasce a scuola un team psico-pedagogico a sostegno di alunni, famiglie e docenti

Una bella possibilità per il nostro territorio, la risposta ad un’esigenza concreta del nostro tempo: è questo il progetto dell’Istituto Preziosissimo Sangue di Bari intitolato “Ben-essere a scuola”. Si tratta di un team psico-pedagogico che il nostro Istituto, animato dalla sua instancabile attenzione all’umano, ha messo al servizio della comunità scolastica e di tutto il capoluogo pugliese, dove le Adoratrici scrivono pagine di una formazione ormai quasi secolare. Una bella possibilità per il nostro territorio, la risposta ad un’esigenza concreta del nostro tempo: è questo il progetto dell’Istituto Preziosissimo Sangue di Bari intitolato “Ben-essere a scuola”. Si tratta di un team psico-pedagogico che il nostro Istituto, animato dalla sua instancabile attenzione all’umano, ha messo al servizio della comunità scolastica e di tutto il capoluogo pugliese, dove le Adoratrici scrivono pagine di una formazione ormai quasi secolare. Il 13 ottobre scorso, durante una conferenza stampa, la direzione IPS nelle figure del team di Presidenza dell’Istituto suor Giuseppina Fragasso, suor Francesca Palamà e Prof.ssa Angelamaria Garofalo, ha presentato il progetto e i membri dell’equipe e dello sportello d’ascolto; la presenza di alcuni rappresentanti delle istituzioni del territorio all’evento, ha sottolineato il proficuo intrecciarsi della vita dell’Istituto con tutto il tessuto sociale circostante, nonché l’importante contributo che la comunità delle Adoratrici del Sangue di Cristo rappresenta per la crescita umana della città di Bari. All’incontro di presentazione sono infatti intervenuti il Garante dei diritti dei Minori, dell’infanzia e dell’adolescenza - Regione Puglia - dott. Ludovico Abbaticchio, l’Assessora alla Pubblica Istruzione del Comune di Bari, Paola Romano, e il presidente CISM Scuole Paritarie Cattoliche Puglia, padre Luigi Gaetani.“Ben-essere a scuola” nasce in ambito scolastico per sostenere la comunità educante, gli alunni e le famiglie nel naturale percorso di formazione e crescita, oggi minacciato e fortemente indebolito dal lungo periodo di pandemia. L’obiettivo è dunque quello di rispondere alle nuove criticità familiari e relazionali dei più piccoli, accentuate dall’isolamento imposto dalla situazione pandemica che ha recentemente segnato tutta la società. Il supporto di natura psico-pedagogica – è stato spiegato durante la presentazione – mira a sostenere e ristabilire quel benessere psicologico imprescindibile per il successo formativo e didattico di ogni studente. Molte, troppe, le criticità riscontrate nei bambini e negli adolescenti a seguito delle conseguenze della pandemia e non solo: irrequietezza a vivere in gruppo, uso eccessivo di smartphone e pc sono solo alcuni degli ostacoli da abbattere. La scuola avverte la necessità urgente di un aiuto esperto per non navigare a vista ma sapere con esattezza dove muovere i propri passi e configurarsi poi come punto di riferimento per genitori spesso disorientati che chiedono di essere educati alla genitorialità. Pensato da tempo e fortemente voluto dalla direzione del nostro Istituto barese, il team psico-pedagogico è formato da un servizio di alta qualità di professionisti locali: Dott.ssa Giacoma Panzarino, pedagogista; Dott.ssa Chiara Leuci, psicologa; Dott.ssa Francesca Gioieni, psicoterapeuta, Dott.ssa Caterina Pucci, psicomotricista e sr Liana Campanelli docente di Educazione alla Legalità e laureata in psicologia.Suor Francesca Palamà al termine dell’incontro ha ricordato come nel cuore dell’impegno dell’Istituto Preziosissimo Sangue ci sia costantemente il benessere complessivo della persona, perseguito con competenza e premura incessanti. Infatti, l’Istituto Preziosissimo Sangue ha scelto quest’anno di arricchire la proposta educativa per i bambini dai 3 ai 5 anni con il progetto “Giocare è una cosa seria!”, un cammino pedagogico e di attenzione alla crescita e al benessere del bambino, che include laboratori di psicomotricità, pattinaggio e apprendimento della lingua inglese e che ha l’intento di favorire lo sviluppo psico-fisico, armonico e completo dei più piccoli.
Consapevole che lo “stare accanto” è una missione da costruire giorno per giorno, l’Istituto Preziosissimo Sangue di Bari ha pensato inoltre ad un percorso formativo umano-spirituale per le famiglie in modo da entrare nella quotidianità di genitori impegnati nella sfida educativa, resa ancora più complessa dai recenti eventi ed in generale da una società in continua e rapida evoluzione. Ispirandosi al Patto Educativo Globale, promosso da Papa Francesco, primo passo verso una ripartenza in grado di “garantire a tutti l’accesso ad un’educazione di qualità che sia all’altezza della dignità di ogni persona umana”, “Spazio IPS”, questo il titolo del percorso proposto dall’Istituto a tutte le famiglie che ne vorranno prender parte, è la risposta a uomini e donne desiderosi di incontro, dialogo e confronto tra le diversità.

Mercoledì, 15 Dicembre 2021 09:24

Piattaforma di Azione - Laudato Si'

Mercoledì, 03 Novembre 2021 09:18

Ingresso al Noviziato

Sabato 2 ottobre,  giorno in cui la Chiesa celebra la festa degli Angeli custodi, cinque giovani donne,  Agnes, Pia, Marika, Anjelister, Reshma, sono state accolte formalmente a iniziare l’anno di noviziato canonico, secondo la Costituzione delle Adoratrici del Sangue di Cristo.
Le tre sorelle tanzaniane, in Italia già dallo scorso gennaio, insieme all’italiana e a quella indiana, dopo aver atteso a lungo questo momento a causa dei disagi creati dalla pandemia, hanno finalmente visto realizzarsi il desiderio maturato per lungo tempo. Alla celebrazione erano presenti i membri dell’Amministrazione Generale, la comunità formativa,  la Superiora regionale e alcune consigliere della regione Italia che, in rappresentanza delle Superiori regionali della Tanzania e dell’India, hanno accolto le neo novizie sr Melania, Shirima e sr Salamma Vazhayil. La celebrazione è stata curata con i canti curati dalle novizie le quali, alla fine, attraverso la  rappresentazione della chiamata dei dodici apostoli, hanno offerto una riflessione e un messaggio evangelico sul dono della chiamata. Anche Sr Nadia, commentando il passo della vocazione di Samuele scelto per  la celebrazione del rito, ha parlato della bellezza e del mistero della vocazione. Le sue parole sono state intense e profonde: “Il brano ci presenta molto bene la dinamica del nostro incontro con il Signore, il mistero della vocazione che è dono e mistero. Samuele si trovava nel tempio: luogo della presenza di Dio; Dio chiama Samuele nella notte; la notte è il luogo del silenzio. Per cercare il volto di Dio occorre andare nel silenzio, trovare il silenzio. Creare lo spazio interiore, ritirarci per accogliere il Mistero della Parola che ci interpella. Dio chiama Samuele per nome: Dio conosce il nostro nome. Noi non siamo al mondo per caso. La cosa più bella, ma anche la più difficile, la più impegnativa è quella di scoprire la propria vocazione. Eli, il sacerdote, è la guida di Samuele. Dobbiamo anche noi farci aiutare, lasciarci accompagnare nell’accogliere il Signore. Eli è anche il nostro trovarci insieme, in una vita di fraternità  bella,  perché la vita in comunità ci aiuta a capire la chiamata di Dio e la risposta che dobbiamo dare. “Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta”.  Dobbiamo imparare ad ascoltare e a non lasciar cadere nessuna Parola del Signore. Da ragazzo che ascolta, Samuele diventa uomo che annuncia, prima a Eli, poi a tutto Israele. Il Signore non ci parla solo per la nostra consolazione, ma per invitarci a collaborare con Gesù all’opera redentiva.
La nostra vita è profezia per il Regno se vivremo il Vangelo cercando di incarnare gli atteggiamenti e i sentimenti di Gesù.
Siamo chiamate per chiamare, evangelizzate per evangelizzare, consolate per consolare. L’essere missionarie è costitutivo di ogni vocazione e della nostra vocazione di Adoratrici apostole nella Chiesa”.
Alla celebrazione hanno partecipato in via telematica con gioia ed entusiasmo tredici comunità. A seguire c’è stato il pranzo, che rappresenta sempre un momento di unione e confronto, durante il quale la comunità ha intonato festosi canti e consegnato i doni alle novizie. Ognuna ha ricevuto un’ icona degli Arcangeli, come simbolo del  cammino di conoscenza del Signore, e di innamoramento, affinché questo tempo di grazia del noviziato possa diventare segno profetico dell’amore del Figlio di Dio per il mondo.

ingresso al noviziato articolo Web

Sr Maria Grazia Boccamazzo
Pagina 13 di 35
Copyright © Adoratrici del Sangue di Cristo - Amministrazione Generale
Icons made by Freepik and turkkub from www.flaticon.com is licensed by CC 3.0 BY