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Redazione

Redazione

Giovedì, 28 Giugno 2018 09:26

Postulazione

postulazione titolofoto postulazione


L'ufficio della postulazione è una stanza (o più stanze) dove si conservano tutti i documenti relativi alla persona di cui si sta celebrando un Processo di Canonizzazione. Quindi: postulazione è un termine che la Chiesa usa per indicare che c'è una richiesta (postulare significa chiedere) formale per iniziare un processo per canonizzare una persona (farla riconoscere dalla Chiesa come una persona santa da potersi venerare e seguire come esempio di vita), che già gode di fama di santità.
Con questo Processo la Chiesa vuole semplicemente rassicurare i suoi figli circa una persona che essi venerano già come santa. Non sempre, infatti, vale il proverbio: voce di popolo, voce di Dio!.
Il Processo di canonizzazione si svolge come ogni processo che ricerca la verità per assolvere o condannare una persona: un tribunale con a capo un giudice, un notaio che registra le deposizioni dei testimoni, l'avvocato difensore e l'avvocato accusatore.
Il giudice è il vescovo della diocesi dove è morto chi si vuole canonizzare (canone significa: elenco; quindi mettere nell'elenco dei santi riconosciuti dalla Chiesa); egli sempre delega un sacerdote di sua fiducia; l'avvocato difensore, nel caso nostro, è chiamato POSTULATORE. Egli deve dimostrare con le prove date dai testimoni e dagli scritti della persona processata, che veramente quella persona in questione ha condotto una vita santa, cioè fuori della normale vita di un cristiano; che ha esercitato in modo eroico le virtù della fede, speranza e carità; della prudenza, giustizia e temperanza, e a base di tutto, dell'umiltà; e di altre virtù secondo il proprio stato di vita, per esempio per un consacrato: i voti; per uno sposato, i suoi doveri familiari; per un sacerdote la sua missione ministeriale, per un vescovo, la sua guida nella Chiesa locale, per un politico, la coerenza cristiana nel suo contesto di vita ecc.
L'avvocato avversario, detto comunemente avvocato del diavolo, è un sacerdote che durante il processo, che raccoglie le prove attraverso i testimoni, deve salvaguardare che tutto proceda con correttezza; può fare domande che meglio dimostrino la verità di quanto viene riferito dai testimoni.
Raccolte le prove e consegnato tutto il materiale alla Congregazione delle Cause dei Santi, esso viene riordinato e rilegato, sottoposto a verifica che tutto sia formalmente in regola, e viene riconsegnato al Postulatore il quale elaborerà su questa base documentaria la sua dimostrazione circa l'eroicità delle virtù (Venerabile), se nella prima fase del Processo; l'autenticità di un martirio, nel caso di un martire (Beato); un presunto miracolo, nel caso si debba beatificare un Venerabile (2° fase) o canonizzare un Beato (3° fase).
Riconoscere che un cristiano ha seguito Gesù in modo eccellente, eroico, per presentarlo ai cristiani e al mondo quale esempio da poter seguire, è una verità che non deve lasciare spazio a possibili passi indietro. Di qui la serietà e l'austerità che la Chiesa richiede in questi Processi.

Sr Maria Paniccia, asc
Giovedì, 28 Giugno 2018 09:14

La Nostra Storia


titolo la nostra storia
Il quadro allarmante del periodo post-napoleonico non poteva lasciare indifferente il giovane sacerdote romano Gaspare Del Bufalo (1786 -1837), il quale nella contemplazione dell'amore di Dio per l'umanità espresso nel sacrificio cruento di Gesù, comprende il valore inestimabile di ciascuna persona umana redenta dal suo Sangue prezioso e vede nel potere di questo Sangue l'unica ancora di salvezza da tanti mali. A questo scopo, trovandosi prigioniero a Bologna, progetta due Istituti, uno maschile ed uno femminile: il primo, attraverso le missioni popolari, il secondo attraverso una buona educazione civile, cristiana e devota, dovevano contribuire alla  riforma della società, procurando con tutto l'impegno che questo Sangue non sia sparso invano ma che ciascuno se ne approfitti a propria salvezza.

4 Marzo 1834
l'Istituto femminile nasce ad Acuto (FR), diocesi di Anagni, per opera di Maria De Mattias, la quale apre una scuola per le fanciulle del popolo. In seguito riunisce giovani e sposate, dà esercizi spirituali, anima liturgie, promuove la donna la quale potrà riformare la famiglia, prima cellula della società.  In breve altre compagne si uniscono a lei, apre scuole nei piccoli paesi dello Stato Pontificio e del Regno di Napoli. Scrive: "Lo scopo di questo Istituto è lo stesso del Sangue di Cristo".

30 maggio 1855
SS. Pio IX dà il "decreto di lode" dopo aver preso conoscenza dell'Istituto dalle lettere testimoniali dei Vescovi nelle cui diocesi le Adoratrici si dedicano con zelo all'educazione cristiana e civile delle fanciulle povere.

Gennaio 1857
Stampa della prima Regola delle Adoratrici

17 ottobre 1860
Le Suore dell'adorazione perpetua del Prezioso Sangue, fondate in Steinerbeg (Svizzera) e trasferite a Gurtweil (Germania) si aggregano all'Istituto delle Adoratrici di Acuto adottandone la Regola e l'abito.

20 agosto 1866
Maria De Mattias muore in Roma di tubercolosi,  all'età di 61 anni. L'Istituto contava allora oltre 200 Suore, aveva aperto 64 scuole di cui una a Londra (1863-1879)..

28 febbraio 1870
Il primo gruppo di Suore di lingua tedesca, in seguito alla kulturkampf, si reca negli USA ed  accetta la scuola per i figli degli emigrati tedeschi a Piopolis, Illinois.

28 Gennaio 1878
Le Adoratrici del Prez.mo Sangue vengono riconosciute come Istituto di diritto pontificio.

7 ottobre 1879
Un altro gruppo di Suore tedesche si reca in Bosnia - Banjaluka ed apre orfanotrofi e scuole.

7 aprile 1897
Il S. Padre Leone XII approva definitivamente le Costituzioni

31 Maggio 1929
La Congregazione viene divisa in province religiose.

26 febbraio 1934
La Congregazione dei Religiosi approva le Costituzioni rivedute in base al Codice di Diritto Canonico

1 ottobre 1950 data
immagine storia 1 ottobre 1950
Il S. Padre Pio XII beatifica Maria De Mattias, fondatrice dell'Istituto.

23 marzo 1964
Le Suore Adoratrici Perpetue del S.Cuore di Gesù di Orvieto (TR), Istituto 'S.Paolo' si aggregano spontaneamente alle Adoratrici del Prez.mo Sangue.

14 giugno 30 agosto 1968
Capitolo generale speciale per la revisione delle Costituzioni richiesta dal Concilio Vaticano II. Questo capitolo viene  preparato da una commissione internazionale la quale coinvolge tutte le Suore della Congregazione. Si applicano i principi sottolineati dal Concilio  nella vita religiosa. "Il ritorno alle fonti" è facilitato dalla coincidenza del centenario della morte della Fondatrice e dal ritrovamento di  tanti documenti degli inizi dell'Istituto nell'archivio diocesano di Anagni.

14 settembre 1968
C
ambiamento del titolo dell'Istituto: da Suore del Prez.mo Sangue (A.PP.S) a Suore Adoratrici del Sangue di Cristo (ASC).

1984
150° di fondazione
foto storia 150 di Fondazione
Questa celebrazione, preceduta da tre anni di preparazione con l'approfondimento dei temi adorazione-missione, contribuisce  a sviluppare il carisma proprio della Congregazione e la spiritualità del Sangue Prezioso.

Pentecoste 1992
A
pprovazione definitiva della Costituzione da parte della Congregazione per i Religiosi, dopo un esperimento di dodici anni ed una revisione aggiornata con il coinvolgimento di tutti i membri della Congregazione.

ottobre 1992
Cinque Adoratrici del Sangue di Cristo di origine degli USA, missionarie in Liberia (Africa), vengono uccise durante la guerra civile. Il Papa le ha definite "Martiri della carità".

2000
L
e tre province americane si uniscono in un’unica Regione Stati Uniti. La sede dell’amministrazione ASC statunitense è in St Louis- Missouri

2007
A
nche le quattro province italiane fanno la stessa scelta fondendosi in un’unica Regione Italia. Sede dell’amministrazione regionale è la casa di S. Giovanni in Laterano, in Roma

ASC Missionarie
In risposta agli appelli della Chiesa, l'Istituto si è aperto alle missioni estere:

25 luglio 1933
foto 25 agosto 1933
Le Adoratrici della Provincia di Ruma, Illinois (USA) partono per Shntung - CINA. Vi lavorano per 13 anni di cui due in campo di concentramento a causa della II Guerra mondiale. Tornano in patria  sane e salve il 31 gennaio 1946.

16 febbraio 1936
Le Adoratrici della provincia di Schaan (Liechtenstein) partono per Altamira, Xingù. (BRASILE), coadiuvate nel 1947 dalle Adoratrici della Provincia di Wichita, Kansas, USA. Attualmente fiorente provincia di Adoratrici brasiliane con sede centrale in Manaus, Amazzonia.

2 settembre 1940
Le Adoratrici della provincia Cagli (PS), oggi Firenze, partono per Lushnia, ALBANIA. In seguito alla seconda guerra mondiale, dopo tante peripezie tornano in patria il 12 marzo 1946. Il Nel 1991 col finire della dittatura in Albania le Adoratrici tornano  a Durazzo. Dopo qualche anno aprono una comunità nell’entroterra nel paese di Mamurras. Oggi la missione Albanese ha tre suore professe di voti perpetui ed una sorella di voti temporanei e le suore operano in due comunità: Durazzo e Mamurras al servizio della gioventù e alla ricostruzione della vita sociale, spirituale e morale del popolo abanese.

13 settembre 1954
Le Adoratrici della Provincia di Roma partono per il CONGO BELGA. La missione si sviluppa ma dopo dieci anni, quando il Congo ottiene l'indipendenza, i Simba iniziano persecuzioni, torture, sevizie. Le Suore, miracolosamente salve, rientrano in patria la vigilia di Natale del 1964.

3 giugno 1961
foto storia Puertorico
Le Adoratrici della provincia di Ruma, Illinois, (USA), partono per PUERTORICO.
Coadiuvate da personale laico aprono una scuola a Rio Piedras, animano la liturgia, preparano ai Sacramenti, promuovono la gioventù locale.

11 dicembre 1963
dicembre 1963
Le Adoratrici della provincia di Zagabria partono per AUSTRALIA, con lo scopo di assistere i connazionali croati colà emigrati in gran numero dopo lo sfacelo della 2^ guerra mondiale.

17 novembre 1965
foto storia Argentina
Le Adoratrici della provincia di Bari partono per l'ARGENTINA. Si fermano alla periferia di Buenos Aires, Villa Bosh  ove sono tanti emigrati italiani. Attualmente le suore sono in otto, e lavorano in 3 comunità nell’ambito educativo e assistenza ai poveri delle favelas.

ottobre1968
Le Adoratrici della provincia di Wichita, Kansas, USA, aprono una missione in Santiago Atitlan, GUATEMALA. Per motivazioni politiche questa viene chiusa, le ASC si stabiliscono nella CITTA' di Guatemala

22 novembre 1969
foto storia Tanzania
Le Adoratrici della Provincia di Acuto (FR) aprono una missione in Manyoni, TANZANIA. La comunità sta crescendo alacremente con le Adoratrici indigene. Lavorano in  5 località.

13 maggio 1970
L
e prime cinque ragazze di Kerala, INDIA, raggiungono l'Italia per la formazione con lo scopo di tornare in patria appena possibile. Responsabile la provincia di Firenze. Nel 1978 sono tornate in India. Si dedicano alla scuola e alla promozione della donna e alla cura della salute.

2 gennaio 1971
foto storia Liberia
Le Adoratrici della provincia di Ruma, Illinois danno inizio ad una missione in Grad Cess, LIBERIA. La missione si sviluppa fin quando la situazione politica diventa critica. Le suore sono richiamate negli USA. Nell'ottobre 1992, 5 ASC vengono uccise durante la guerra civile.

6 gennaio 1973
foto storia Bolivia
Le Adoratrici della Provincia di Ruma, Illinois, USA, aprono la missione in La Paz, BOLIVIA, e si dedicano al lavoro pastorale soprattutto con gli Indios Aymara. Più tardi le Adoratrici spagnole formano una comunità a Tarija, Bolivia, ed accettano l'orfanotrio "Moises Navajas". Giovani boliviane stanno ingrandendo la comunità. Attualmente la fondazione della Bolivia è parte dalla Regione Stati Uniti.

15 settembe 1977
foto storia Corea
Le Adoratrici di Wichita, Kansas, USA,  aprono una missione in COREA del SUD. Attualmente due comunità, formate anche da suore indigene, vi lavorano. Attualmente la fondazione Coreana è impegnata nella formazione delle giovani candidate ASC del Vietnam.

12 novembre 1980
foto storia Guinea Bissau
Le Adoratrici della provincia di Roma, aprono una missione in GUINEA BISSAU, Africa. Vi lavorano 3 comunità arricchite anche da suore indigene.

4 marzo 1991
Filippine
L
e suore della provincia di Bari danno inizio alla Fondazione nelle isole Filippine. Oggi la Fondazione è composta di 8 adoratrici di cui 7 suore autoctone di voti perpetui. Esse operano in tre comunità apostoliche: Quezon City, Marikina e Maasin (Leyte).

20 gennaio 1992
Le Adoratrici della provincia di Wroclaw (Polonia) aprono in UCRAINA - Nikolaiv. La missione si chiude il 2 maggio 2003.

18 settembre 1992
Le Adoratrici della Provincia di Wroclaw (Polonia) aprono in Russia - SIBERIA, Krasnoyarsk e successivamente si trasferiscono  a120 km ad ovest ella regione ad Aczynsk. Le suore missionarie sono a servizio della formazione umana e spirituale delle donne e dei bambini.

13 giugno 1994
Le segue una comunità della Regione di Schaan (Liechtenstein) che apre una missione nella città di Slavgorod in Siberia-Russia. La comunità si chiude il 2 settembre 2015.

3 giugno 1999
Le Adoratrici della Polonia aprono la missione a Dokshycy in Bielorussia.

1 ottobre 2003
L’India diventa delegazione e il 23 maggio 2006 Regione. Oggi conta 81 membri divise in 15 comunità di cui 2 in Italia.

22 gennaio 2006
La regione di Manaus apre la comunità ASC in Lima, Perù.

4 marzo 2011
La Tanzania diventa regione: oggi conta 83 membri locali divise in 9 comunità di vita apostolica, una in Cesena (Italia) e una comunità missionaria  in Mozambico aperta nel 2006.

4 marzo 2018
Due Adoratrici tornano in Liberia dopo 25 anni dalla morte delle cinque sorelle martiri della carità, in quel paese.

Attualmente la Congregazione conta n. 1,137 membri: 1,092 di voti perpetui e 45 di voti temporanei.

Giovedì, 28 Giugno 2018 08:12

Vivat


logo vivat
VIVAT International è un'organizzazione non governativa (ONG) basata sulla fede, fondata dalla Società del Verbo Divino (SVD) e dalle Suore Serve dello Spirito Santo (SSpS). Noi, Adoratrici del Sangue di Cristo (ASC) insieme ad altre Congregazioni siamo membri a pieno titolo dal 2011.
All’ GA del 2011, noi Adoratrici ci siamo dette che : "... .. come donne ecclesiali vogliamo promuovere la collaborazione  con i laici, VIVAT e altre congregazioni di ONG e governi locali e nazionali; vogliamo prendere posizione in situazioni e scelte locali, nazionali e internazionali che non promuovano i valori del Vangelo
Noi intraprendiamo questo viaggio  seguendo Gesù, cittadino del mondo, .......
Il nome VIVAT deriva dal verbo latino "VIVERE" che significa "VIVERE" ed esprime il profondo desiderio di tutto ciò che esiste: "possa  egli/ ella vivere, che tutte le persone vivano, che tutta la creazione viva". Tutto questo è in piena sintonia con l’ appello dell'Assemblea Generale 2011 "Scegli la vita".
Il logo raffigura tre persone che si abbracciano, si danno il benvenuto e si sostengono su un altro, mentre allo stesso tempo guardano oltre il proprio cerchio verso il mondo esterno più grande che desidera l'unità e la comunione. I tre germogli di olivo che spuntano dalla seconda lettera di VIVAT rappresentano la speranza e la trasformazione che VIVAT International sogna per il mondo. Il colore verde simboleggia la vita e la novità che VIVAT spera di realizzare nel nostro mondo attraverso i suoi servizi di base e di difesa.

Visione: condividendo una visione del mondo e di ogni essere umano come creato nel bene e nella dignità, e credendo, difendendo e sostenendo in modo proattivo l'uguaglianza nei diritti e nella dignità di tutti gli individui, popoli e culture, la presenza di VIVAT alle Nazioni Unite prevede di raggiungere un mondo di uguaglianza, giustizia, riconciliazione, pace e cura dell'ambiente. Condividiamo una visione che ogni essere umano è creato in bontà e dignità; Credere nell'uguaglianza dei diritti e della dignità di tutti gli individui, i popoli e le culture; È una visione, radicata nella nostra spiritualità ASC "Ogni persona è degna del sangue di Cristo".

Missione: VIVAT  è impegnata in  una duplice missione la prima a livello di base, l’altra  svolgendo attività di advocacy e di lobbying presso le Nazioni Unite. La missione di VIVAT si realizza nel modo seguente:
- Lavorare con persone e gruppi che vivono in povertà di qualsiasi tipo e condividere i loro sforzi per il ripristino e la salvaguardia del benessere, della dignità e della libertà.
- Promuovere i diritti umani, lo sviluppo sostenibile, la comprensione e l'armonia tra i popoli, le culture, le classi, le religioni e le credenze; lottare per la creazione di una società mondiale e di comunità locali che incoraggino l'inclusione e la partecipazione di tutti.
- Lavorare per la sostenibilità ecologica, la protezione della biodiversità e la salvaguardia della ricchezza del pianeta per le generazioni future. Ci impegniamo a promuovere la giustizia, l'armonia e la riconciliazione nel mondo.

Pertanto miriamo a:

  1. Raggiungere persone e popoli che vivono in povertà di qualsiasi tipo, condividere i loro sforzi per il ripristino del benessere, della dignità e della libertà, la loro partecipazione a tutti, promuoviamo i diritti umani.
  2. Lavoriamo per la sostenibilità ecologica, la protezione della biodiversità e la salvaguardia della ricchezza del pianeta per le generazioni future.
  3. I nostri obiettivi sono sui seguenti temi:

- Diritti umani in particolare nelle aree delle donne, Sradicamento della povertà, Sviluppo sostenibile e cultura della pace.

Obiettivi: VIVAT International affronta le questioni dei diritti umani con particolare attenzione ai diritti dei bambini, delle donne e allo sradicamento della povertà, allo sviluppo sostenibile e alla cultura della pace. Ha fissato i seguenti obiettivi:
- Impegnarsi nella difesa e nella lobbying sulle questioni dei diritti umani, della giustizia e della pace presso la sede dell'ONU e i suoi uffici e uffici regionali in Africa, Europa, Asia, Oceania e Americhe.
- Le filiali nazionali sosterranno e faranno pressioni sui temi dei diritti umani, della giustizia e della pace con i governi dei loro paesi. Inoltre, possono utilizzare i meccanismi regionali delle Nazioni Unite pertinenti per questo lavoro.
- Promuovere la creazione di reti e la sensibilizzazione tra i membri di VIVAT attraverso la condivisione e la distribuzione di informazioni sulle nostre aree di interesse.
- Lavorare alla base e raccogliere le esperienze di base e le intuizioni dei suoi membri e portarli all'attenzione degli altri, in particolare delle Nazioni Unite.
- Fornire un collegamento per il networking e la collaborazione con altre agenzie e ONG.

VIVAT riconosce che questi obiettivi sono compatibili con il lavoro delle Nazioni Unite per i diritti umani, la pace e lo sviluppo. VIVAT riconosce inoltre che l'ONU è un forum importante per la collaborazione con quelli che in tutto il mondo condividono questi obiettivi. VIVAT, quindi, cerca di collaborare con l'ONU, così come con altre agenzie e ONG.
- VIVAT ritiene che la presenza e l'esperienza a lungo termine dei nostri membri, in molte e varie situazioni nel mondo, sia una risorsa importante per raggiungere questi obiettivi.
- Milleniumgoals / Sustenible Goals Development
Eradicazione dell’ estrema povertà e della fame

I nostri obiettivi su questi temi sono: diritti umani in particolare per quando riguarda le donne e i bambini, eliminazione della povertà, sviluppo sostenibile e cultura della pace
- Lavoro in rete e patrocinio- in  difesa di chi non ha voce
- Promuovere il lavoro in rete e la consapevolezza tra i membri di VIVAT attraverso la condivisione e la distribuzione di informazioni sulle nostre aree di interesse

https://vivatinternational.org/

Giovedì, 14 Giugno 2018 08:28

Testimoni


titolo testimoni
Maria de mattias nome testimoni
maria de mattias foto testimoniMaria De Mattias, nacque a Vallecorsa (FR) il 4 febbraio 1805. Colpita dall'immagine di Gesù, Agnello Immolato, dopo un'esperienza profonda di preghiera e di riflessione, nel 1834 fondò la Congregazione delle Adoratrici del Sangue di Cristo in Acuto, piccolo paese di montagna vicino Roma. Subito ella iniziò ad andare in diversi paesi dell'Italia centrale e, con le prime seguaci, diede inizio a comunità religiose dedite all'evangelizzazione, alla promozione della persona mediante scuole, ritiri spirituali, catechesi, accoglienza dei più poveri…
Maria seppe abbracciare ogni sofferenza e difficoltà con animo aperto e pronta a dare anche la sua vita "per il caro prossimo". Formata alla conoscenza di Gesù Cristo e all'esperienza mistica, trascinava uomini e donne, a cui si rivolgeva con la predicazione evangelica, spesso nelle Chiese e talvolta nelle piazze dei piccoli centri, meravigliando e entusiasmando tutti.
Durante la sua vita scrisse migliaia di lettere, indirizzate a suore, vescovi, personalità politiche. Esse rispecchiano la sapienza della sua anima e della sua sensibilità femminile, come la sua profonda ricchezza interiore (Maria De Mattias, Lettere, a cura di Angela Di Spirito e Luciana Coluzzi, Roma 2005, voll. 1-5).
Questa eredità umana e spirituale è tuttora fonte d'ispirazione e nutrimento per le Adoratrici del Sangue di Cristo e per quanti si accostano a questa preziosa lettura.
Maria De Mattias morì a Roma il 20 agosto 1866. Il 1° ottobre 1950 Pio XII la dichiarò Beata.
Il 18 maggio 2003 Giovanni Paolo II riconobbe e decretò la sua santità.
Oggi circa1.400 Adoratrici lavorano in tutti i continenti, continuando l'opera della Fondatrice in diversi servizi apostolici con spirito di abnegazione e di gratuità.

gaspare del bufalo nome testimonidel bufalo foto testimoni
Ordinato sacerdote il 31 luglio 1808, intensificò l'apostolato fra le classi popolari fondando il primo oratorio in Santa Maria in Pincis e specializzandosi nella evangelizzazione dei "barozzari", carrettieri e contadini della campagna romana, che avevano i loro depositi di fieno nel Foro Romano, chiamato allora Campo Vaccino. Per la Chiesa, intanto, correvano tempi duri: nella notte dal 5 al 6 luglio 1809 Pio VII fu fatto prigioniero e deportato. Il 13 giugno 1810 Gaspare rifiutò il giuramento di fedeltà a Napoleone e venne condannato all'esilio e poi al carcere, che sostenne con animo sereno per quattro anni. Tornato a Roma nei primi mesi del 1814, dopo la caduta di Napoleone, mise le sue forze e la sua vita al servizio del papa. Pio VII gli diede l'ordine di dedicarsi alle missioni popolari per la restaurazione religiosa e morale.

 

Giovanni Merlini nome testimoni
MERLINI fotoGiovanni Merlini nacque a Spoleto il 28 agosto 1795 da un  pasticciere di lontane origini messinesi e da una casalinga umbra piissima che,  in ossequio ai desideri del marito conduceva una vita ritirata, tutta casa e chiesa.
Il ragazzo capì presto che doveva essere sacerdote e lo divenne, anche superando alcune resistenze del padre, che vedeva in lui l’uomo ideale per continuare il casato, l’azienda familiare e non solo.
Divenuto sacerdote comprese di essere giunto solo all’inizio di un cammino nuovo per diventare sempre più sacerdote, sempre più immagine di Cristo. Per il momento doveva cominciare con l’essere una guida sicura per i giovani del ginnasio che il vescovo gli aveva affidato.
Per essere migliore educatore decise di recarsi a San Felice di Giano, dove aveva saputo che Gaspare Del Bufalo avrebbe dato un corso di esercizi al clero della diocesi. Giano, precisamente l’abazia di San Felice, era il luogo dove da cinque anni funzionava una Casa di Missione, la cui apertura aveva segnato l’inizio della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Ci andò con un compagno sacerdote e fu per tutti e due l’incontro della vita.
Durante il corso di esercizi a San Felice i progetti dei due sacerdoti di Spoleto subirono un terremoto spirituale. In tempi diversi divennero entrambi Missionari del Prez.mo sangue. Don Giovanni Merlini, in particolare, ebbe un ruolo fondamentale nell’assetto della Congregazione perché don Gaspare, in continua peregrinazione, gli passava le questioni più spinose.  Contattato da Maria De Mattias  a Vallecorsa nella quaresima del 1824, due anni dopo la missione predicata da Gaspare Del Bufalo, prese a dirigerla con amorevole meticolosità, così come si calò in tutte le problematiche del neonato istituto delle Adoratrici del Sangue di Cristo fino alla morte di lei.
Nominato Rettore generale dei Missionari del Preziosissimo Sangue, rimase per 25 anni ineguagliabile padre per tutti con impareggiabile saggezza e prudenza, aumentando le fondazioni in Italia e all'estero.
Fu così cercato e benvoluto dalla gente che anche il Papa Pio IX che ammirava le sue virtù gli chiese spesso consiglio. Nel 1849, ascoltando le suppliche ardenti di don Giovanni, il Papa estese a tutta la Chiesa la festa del Preziosissimo Sangue di Gesù. Morì investito volontariamente da una diligenza il 12 gennaio 1873 a Roma. L'ultima buona azione di don Giovanni fu quella di perdonare il vetturino che l'aveva travolto.
La sua salma, riposa accanto a quella del suo maestro S. Gaspare nella Chiesa di S. Maria in Trivio (a fianco della fontana di Trevi) a Roma.
La Chiesa ha dichiarato eroiche le virtù di Giovanni Merlini e lo onora tra i venerabili.
Nel mese di Maggio si è ufficialmente riaperta la sua causa di Beatificazione e Canonizzazione, secondo l’iter canonico essendosi verificato un caso di presunta guarigione a Benevento (Italia) che si attribuisce all’intercessione del nostro Venerabile Merlini.

Serafina cinque nomi testimoni
Serafina cinqueSerafina Cinque, Noemi al  battesimo, nacque il 31 gennaio 1913 a Boca das Garças, villaggio sul Rio delle Amazzoni  (Brasile), da genitori originari di Sapri (Salerno – Italia).
Seconda di dodici figli, a causa della sua salute molto precaria, visse piuttosto protetta e un po’ “viziata”. A undici anni l’austero papà l’affidò alle cure delle suore Dorotee,  a Manaus,  perché venisse educata e istruita.
Preparata dalle suore alla prima comunione, Noemi, in quello stesso giorno, decise imprevedibilmente di essere  tutta di Gesù. I genitori non le permisero di diventare subito suora. Ella,  allora, lavorò intensamente come catechista dei bambini, dei giovani ed adulti  nella sua parrocchia di Manaus e, per poter aiutare i malati poveri, prese  anche il diploma di infermiera.
Nel 1946, a 33 anni, entrò tra  le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo che, provenienti dagli Stati Uniti,  avevano aperto una missione in Amazzonia.
La povertà che la circondava toccava profondamente il suo cuore e non le permetteva di chiudere gli occhi, anzi, la faceva lavorare instancabilmente. Sollecitava i giovani e le ragazze a studiare per avere un futuro migliore, correva al capezzale delle partorienti per  salvare madri e bambini; accoglieva malati di ogni genere per curarli con medicine che spesso ella stessa preparava e, soprattutto, preparava altre persone perché l’aiutassero e dessero continuità al suo lavoro.
Nel 1972, anno in cui venne  inaugurata la strada Transamazzonica, miraggio per tanti poveri del Brasile –  Suor Serafina venne inviata ad Altamira, una cittadina nel cuore della foresta,  per insegnare nel turno serale dell’Istituto Maria De Mattias e per dirigere l’ambulatorio diocesano. Qui Suor Serafina venne in contatto, in modo ancora più crudo, con la più grande miseria: quella già esistente, assommata a quella  che la Transamazzonica stava generando. Si adoperò con ogni mezzo ad aiutare quelle donne che, giunte  dalla foresta in città per dare alla luce la loro creatura, non trovavano alcun punto di appoggio. Accoglieva nel piccolo ambulatorio anche i malati  provenienti dall’interno della foresta. La sua delicata insistenza presso il vescovo, mons. Erich Kräutler, già sensibile al problema, fece si che questi  costruisse una casa di accoglienza: suor Serafina la chiamò: “Casa della Divina  Provvidenza”, perché si sarebbe dovuta mantenere con la generosità della gente  della città di Altamira e dei contadini della foresta.
Era il 1984. La casa della “Divina Provvidenza”  per le gestanti e il Rifugio S. Gaspare, costruito in seguito per i malati, raggiunsero ben presto le 100 presenze. Per la gente Serafina si fece mendicante ogni giorno, andando di porta in porta, e poté  così sperimentare “come Dio è buono”, espressione diventata il suo motto. Per  questo fu chiamata la “Madre Teresa di Altamira” e la stampa nazionale la definì "l’Angelo  Bianco della Transamazzonica".
Lo scopo dell’opera di Suor  Serafina, però, non fu solo l’assistenza sanitaria, ma anche la formazione  umana, civile, culturale e religiosa degli ospiti nella “Casa Divina Provvidenza”. Pronta all’aiuto immediato, guardava però anche al futuro di queste persone: una vita dignitosa ed autonoma.
Consumata da un cancro alle ghiandole linfatiche, morì a Manaus il 21 ottobre 1988. Per lei è iniziato il processo di canonizzazione e la Chiesa l’ha dichiarata venerabile nel gennaio 2014.

Cinque martiri carità nome testimoni
Cinque martiri
È la storia di M. Joel e Shirley Kolmer, Ages Mueller, Barbara Ann Muttra, Kathleen McGuire, Adoratrici del Sangue di Cristo, “martiri della  carità” in Liberia. Queste donne hanno mostrato fino in fondo cosa significhi  avere attenzione per il “caro prossimo”.
Lungo gli anni da loro trascorsi in Liberia quel “caro prossimo” si presentava nello studente che poneva domande,  nel rifugiato in preda al terrore, nel paziente sofferente, nell’orfano rifiutato.
Erano gli anni novanta, in piena guerra civile, esse si prendevano  cura di tutti, nelle aule scolastiche e nei centri di distribuzione. Confortavano e distribuivano bicchieri di acqua fresca a chiunque si trascinava faticosamente verso la loro casa di Gardnersville: una processione di profughi, originata dal conflitto che tra il  20 e il 23 ottobre del 1992 avrebbe falciato le loro esistenze interamente  donate.
In una delle nazioni africane più piccole e meno sviluppate, esse avevano aperto scuole parrocchiali, e dispensari, per provvedere all’alfabetizzazione, alle emergenze sanitarie e a combattere la malnutrizione.
Non avevano esitato a raggiungere villaggi poverissimi per medicare le persone  inferme e istituire scuole di base.
Gli inizi non erano stati facili. Avevano dovuto affrontare la carenza di acqua potabile, il fastidio provocato  da molti insetti tropicali, il fenomeno dei “ladri” che si davano ad una razzia continua e sistematica. Avevano dovuto combattere contro la malaria e l’epatite, che debilitavano la loro salute fisica. Ma nulla le aveva fermate. Anzi,  sembrava che le difficoltà stimolassero l’entusiasmo e la fantasia.
E quando si trovarono in mezzo al turbine della guerra civile, mentre si scatenavano l’odio, le ruberie, le uccisioni, non pensarono a se stesse, alla propria incolumità e sicurezza.
Cinque donne, così diverse tra loro, accomunate da una  stessa “prontezza” nel donarsi e nel servire.
Due di loro furono uccise mentre stavano raggiungendo con la jeep di primo soccorso un ammalato. Le altre tre furono raggiunte da colpi di arma da fuoco nella loro casa.
Riferendosi al loro sacrificio Papa Giovanni Paolo II le chiamò martiri della carità.

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JosipaNasce l’8 marzo 1907 a Bosanska Gradiška, da Ivo e Katica. Emette i primi voti il 15 agosto 1926, i voti perpetui il 15 agosto 1931. Ha lavorato nella scuola come maestra. Il 18 aprile 1944, nel pieno degli orrori della seconda guerra mondiale, lascia la Congregazione con dispensa dell’Ordinariato diocesano, Can 81. Dopo aver lasciato la comunità Josipa è vissuta a Ruševo (vicino Slovonska Požega) presso una famiglia e ha lavorato in parrocchia.
Secondo le diverse testimonianze raccolte diversi anni dopo la sua morte, insegnava catechesi ai bambini e lavorava con i giovani e con gli adulti.
La gente del posto la considerava sempre suora e le era legata da grande stima e affetto.
A conclusione della guerra, con l’avvento del comunismo iniziò, nella terra già tanto martoriata, un periodo di persecuzione per la Chiesa.
Suor Josipa fu messa in prigione. Rientrata a Ruševo dopo la prigione, è stata presa, maltrattata e uccisa. Non si conosce il giorno preciso della sua uccisione, ma era l’inizio del mese di ottobre del 1946. Per diversi anni la gente non parlò dell’accaduto, per paura, e non si sapeva dove era stata sepolta. Il suo corpo fu trovato qualche anno dopo vicino a un fiume e portato nel cimitero. Tutto questo di nascosto. Sulla sua tomba non fu messo alcun segno di riconoscimento, per evitare che fosse ritrovata e ulteriormente vilipesa. Dalle diverse testimonianze raccolte dopo la caduta del comunismo, negli anni Novanta, si conoscono molte notizie, anche dettagliate, che evidenziano quanto bene abbia fatto e quanto la gente le volesse bene. Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi articoli su giornali, che raccontano la vita e la morte di sr Josipa.
Il suo nome è riportato nella monografie dei martiri croati della Seconda Guerra Mondiale.


EulalijaNata il 10 febbraio 1910 a Fojnica da Aleksa e Jozefina. Ha emesso i primi voti il 15 agosto 1929, i voti perpetui il 18 agosto 1934. Quando dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1946, i comunisti espropriarono tutte le scuole e le case delle suore, Eulalia, come anche tante altre suore, per sopravvivere andò in cerca di abitazione e di lavoro. Insieme con Josipa Nevistić si fermò in Croazia, nella zona di Slavonska Požega, e visse e lavorò a Pleternica. Era maestra e suonava l’organo. È stata maltrattata e uccisa il 1 marzo 1947 e il suo corpo buttato nel fiume Orljava.
Le testimonianze raccolte raccontano che prima di ucciderla le tagliarono le dita, chiedendole beffardamente di suonare.
Il suo corpo straziato su trovato il 25 marzo, dopo lo scioglimento della neve, e fu sepolto nel cimitero. Queste due nostre sorelle, accomunate non solo dal carisma ASC ma dalla persecuzione e dalla morte violenta, sono considerate da sempre, per la gente del posto, martiri della fede.
È importante sottolineare che il loro ricordo è rimasto vivo nel popolo, in modo particolare quello di Josipa, nonostante la proibizione di parlare delle persone scomparse, cosa considerata come reato, punito anche con la morte.
Tutta la storia è venuta alla luce solo dopo il 1990.


De Sanctis Teresa nomi testimoniteresa de sanctis
Teresa Francesca nacque a Ceccano (FR) il 27 novembre 1817, primogenita dei  figli del dottor Gioacchino e di Maria Valenti.
Incontrò per la prima volta MDM nel novembre 1840, nella sosta che fece a Patrica nel viaggio a Vallecorsa, dove si recava ad aprire la scuola. Al suo rientro in Acuto Teresa la seguì con Carolina. Emise la professione il 1 novembre 1857. Donna dal temperamento contemplativo, amò grandemente l’Istituto e ne assorbì pienamente il carisma. Per le sue capacità fu incaricata di aprire diverse nuove comunità: Pescasseroli, Morino, Sgurgola, Roma San Giovanni, Piglio, Narni … Teresa accompagnò MDM nel suo ultimo viaggio missionario a Capranica e le rimase vicina fino alla morte. Fu consigliera generale di Carolina Signoretti. L’affetto per MDM e la fedeltà al carisma la mise in conflitto con l’autorità ecclesiastica che volle per l’istituto l’emissione dei voti perpetui. Né Teresa, né le sorelle Carolina e Rosa seppero accettare questa decisione, tanto da preferire la separazione. Una pagina certamente dolorosa, ma che nulla toglie alla sua statura di fedele e convinta seguace di MDM. Morì a Roma il 27 luglio 1896, in Via Muratte, 70.
Come mai il suo nome non compare nel registro delle Adoratrici defunte? È una pagina di storia dolorosa e triste. La congregazione delle Adoratrici si era sviluppata senza voti.
Nel 1878, a dodici anni dalla morte della Fondatrice, fu emesso dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari un decreto che concedeva la sospirata approvazione dell’istituto, ma al tempo stesso esigeva la professione dei voti.
Sorgeva un problema serio: con l’introduzione dei voti l’Istituto poteva dirsi lo stesso fondato a Acuto nel 1834?
Tutto il consiglio generale, del quale facevano parte Carolina Signoretti quale superiora generale, Carolina e Teresa De Sanctis quali consigliere, fu contrario alla innovazione. Allora la Signoretti venne invitata dalla Sacra Congregazione a dimettersi spontaneamente ed ella lo fece.
La nuova superiora generale, suor Caterina Pavoni, anche se era contraria ai voti, visto che la cosa era da farsi, assunse l’ufficio con il preciso intento di risolvere il problema nel senso voluto della Sacra Congregazione. Nell’istituto si verificò una spaccatura profonda e a capo delle «ribelli» si trovarono le sorelle De Sanctis.
La Pavoni era una suora eccellente, oltre che per le capacità di comando, per rigore morale. Andò dritta senza tentennamenti. Le De Sanctis non erano da meno, né sul piano morale né in fatto di fermezza di carattere. Erano sostenute poi dalla contrarierà ai voti di quasi tutte le suore italiane più anziane. Teresa e Carolina erano entrate nell’istituto quando la Pavoni nasceva! Era difficile, nei loro confronti, fare appello alla tradizione o pretendere di insegnare loro che cosa avesse inteso fare la fondatrice. Si poteva certo fare appello all’autorità ecclesiastica, ma quante volte Maria De Mattias aveva dovuto insistere e resistere con vescovi e cardinali? Il cardinal vicario, del resto, stava dalla parte delle De Sanctis.
Questi fatti formano un capitolo doloroso, di dibattuto ideale e di rissa. Davanti a episodi del genere, che vedono persone degnissime e sincere su opporti schieramenti, si rimane davvero sconcertati.
Purtroppo le condizioni poste dalla Sacra Congregazione non consentivano scappatoie. Le suore renitenti si trovarono di fronte al dilemma della resa totale o dell’espulsione.
Le suore dissidenti furono private della sede di Via degli Avignonesi e costrette a mutare nome e abito. Si chiamarono Figlie del Divin Sangue.
Fu ripreso un vecchio progetto, mai abbandonato del tutto: la fusione con l’istituto di Patrica, anche esso senza voti. Dopo alcuni anni di trattative si fece strada l’idea della riunione. Fu avanzata la richiesta, di «riammissione» che la direzione generale, l’11 gennaio 1906, accettò. Nel frattempo, Teresa De Sanctis era morta e, unica delle tre evangeliste, il suo nome non finì nel registro delle Adoratrici defunte.
Destino malinconico e, diciamolo pure, ingiusto per una delle più degne seguaci di Maria De Mattias. Definita dalla stessa fondatrice «donna di gran spirito», confermò fino alla fine quella caratura.
Destino ingiusto, perché nessuno più di lei aveva gridato l’entusiasmo di essere nell’Istituto! Nessuno aveva difeso l’opera nascente con più intrepido coraggio. Nella sua famosa lettera al padre, con la quale giungeva a ripudiarlo, si era dimostrata pari a san Francesco d’Assisi, di cui portava il nome. «Io mi sono donata all’istituto per sempre!» aveva gridato.
Eppure chi scorre le pagine del necrologio delle Adoratrici, non la trova!
Questa memoria vuole riconsegnarla a quell’istituto che tanto amò. E additarla alle seguaci come un esempio luminoso da seguire.

Lunedì, 11 Giugno 2018 08:57

Chiesa del Preziosissimo Sangue



Titolo chiesa del preziosissimo Sangue
chiesa prez sangue modifica
La Chiesa del Preziosissimo Sangue è annessa alla casa generalizia delle Adoratrici del Sangue di Cristo.
Dedicata il 4 marzo 1943, fu rinnovata all’interno nel 1964-65. Composta di tre navate, nell’abside è adornata con un mosaico realizzato dal Prof. Augusto Ranocchi dell’Università di Roma. Il mosaico raffigura Cristo Crocifisso, ai cui piedi si trovano Santa Maria De Mattias e San Gaspare del Bufalo. Il Cristo, con il Crostato trafitto e sanguinante, ha gli occhi aperti; il colore bianco del suo corpo rimanda alla luce della risurrezione. In lui il Mistero Pasquale di morte e di vita si è già pienamente compiuto ed il cosmo che lo circonda – nel mosaico sono riconoscibili il cielo, la terra, il mare e l’oscurità degli inferi – ne attende la piena rivelazione.
Maria De Mattias, inginocchiata ai piedi del suo Signore, volge lo sguardo nello sguardo di Lui in atteggiamento adorante.
Nella cappella laterale destra è posta l’urna in bronzo di Santa Maria De Mattias, realizzata da Giambattista Conti di Roma. I resti mortali della Fondatrice delle Adoratrici del Sangue di Cristo vi riposano da quando furono traslati dalla Chiesa annessa alla casa delle ASC in Via San Giovanni in Laterano nell’anno della beatificazione (1950).
La via Crucis è opera dell’artista Angelo Biancini di Faenza, che vi lavorò nel 1965-66.
In essa la figura del Cristo, in contrasto con le altre figure, è sempre presentata eretta al fine di esaltarne la maestà.
Prima e ultima stazione della via Crucis del maestro Angelo Biancini. Gesù condannato da Pilato e Gesù deposto nel sepolcro.

Chiesa del Preziosissimo Sangue 
  ASC icona luogoLargo Pannonia
 
00183 ROMA

 

ASC icona orarioOrario di apertura:

lunedì-venerdì: ore 6.30-12.00  -  17.00-19.00

Sabato: ore 17.00-19.30

Domenica: ore 8.00-12.00

Sante Messe:

dal lunedì al giovedì. 6.45 e 18.30

Sabato e prefestivi: 19.00

Domenica e festivi: 9.00 e 11.00

 

ORARIO  ESTIVO

 (LUGLIO - AGOSTO - SETTEMBRE)

1 Luglio Solennità del Preziosissimo Sangue

Celebrazione Eucaristica ore 9,00

Mese di luglio

 Feriali : Santa Messa ore 7,30

Festivi: Santa Messa ore 9,00

Non viene celebrata la Messa prefestiva alle 19,00

Mese di Agosto

Feriali non ci sono Messe

Festivi: Santa Messa ore 9,00

Non viene celebrata la Messa prefestiva alle 19,00

Mese di Settembre

Feriale: Santa Messa  ore 7,15

Festivo: Santa Messa ore 9,00

Giovedì, 07 Giugno 2018 09:03

Una storia sui passi di Dio

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